Campi da calcio sintetici, un circolo che può diventare virtuoso.
Un campo di calcio formato da prato sintetico e che si posi su materiali sintetici come la gomma di riciclo può diventare un ottimo investimento anche sulla futura possibilità di sostituirlo andando incontro ad un basso impatto ambientale.
In un film di qualche anno fa, sette amici, ogni settimana, si recano ad un appuntamento a cui non possono, e non vogliono, mancare per nessun motivo: la loro partita di calcio a cinque, per la quale sono disposti ad abbandonare famiglia, lavoro, riunioni, lezioni universitarie. E’ proprio così, per molti italiani, uno dei grandi piaceri della vita, è sicuramente la possibilità di andare a giocare a calcetto con gli amici almeno una volta alla settimana. Se poi noi, aspiranti Ronaldo, abbiamo veramente a cuore il futuro della terra, far rotolare la palla su un campo costruito riciclando le gomme delle auto, giunte a fine vita, può darci una soddisfazione ancora più grande di un goal in rovesciata.
Dai pneumatici fuori uso ai campi da calcio
Gli pneumatici, infatti, una volta dismessi, “rientrano in gioco”: i manti erbosi sintetici sono infatti una delle destinazioni più efficaci per gli pneumatici fuori uso (PFU), oggetti diffusissimi e spesso smaltiti in modi inquinanti e clandestini. Secondo Ecopneus – consorzio senza scopo di lucro per il rintracciamento, la raccolta, il trattamento e il recupero dei Pneumatici Fuori Uso (PFU), costituita dai principali produttori di pneumatici operanti in Italia – ogni anno più di 500.000 tonnellate di PFU vengono utilizzate per la manutenzione e la realizzazione di campi sintetici .
Un campo da calcetto o se preferite da calcio, futsal, calcio a 5 o ad 8 o a 11, deve poter sopportare l’uso intensivo delle squadre che si alternano senza sosta. Che si tratti di centri sportivi amatoriali o di scuole calcio con campi di dimensioni ridotte, i sistemi in erba artificiale sono la soluzione ideale per garantire sicurezza di gioco e minima manutenzione: niente taglio dell’erba o irrigazione, o trattamenti fito-sanitari, concimatura e ri-seminatura. Insomma, è garantita la possibilità di giocare tutto il giorno e in tutti i giorni con un’ottima uniformità della superficie dicendo addio agli avvallamenti, alle zolle sollevate e alle pozzanghere, con un’ottima resistenza alle differenti condizioni atmosferiche e stagionali grazie ad un drenaggio immediato e totale dell’acqua piovana.
I manti sportivi in erba artificiale sono giocabili infatti in qualsiasi condizione grazie al tipo di fibra ed alle soluzioni costruttive adottate al fine di garantire identiche prestazioni indipendentemente dal periodo dell’anno durante il quale il campo viene utilizzato. Con un campo da gioco in erba artificiale saranno più rari rinvii o annullamenti di gare ufficiali a causa delle avverse condizioni climatiche, poco importa che si tratti di pioggia, fango o neve.
Ecco perché c’è chi progetta e produce sistemi in erba sintetica di ultima generazione ideali per campi da calcetto e così via. In verità poi, questo riciclo dei pneumatici, non riguarda solo il calcio ma anche i campi da golf, i campi da gioco nei parchi pubblici, e ancora le piste ciclabili, i bordi di piscine e i pannelli fonoassorbenti. Tante soluzioni di riciclo messe in campo da imprese come la pugliese Irigom, che effettuano il trattamento dei PFU finalizzato allo stoccaggio e al successivo recupero mediante selezione e cernita, separazione, lavaggio e adeguamento volumetrico per destinarli al recupero energetico presso cementerie autorizzate e/o per la produzione di materia prima secondaria.
In particolare, i campi sportivi in erba sintetica hanno vissuto un vero boom soprattutto negli ultimi dieci anni, ma anch’essi, come tutte le cose, sono soggetti ad usura o semplicemente al variare delle esigenze delle società sportive devono poter essere sostituiti. In alcuni casi vengono tagliati, arrotolati e regalati, magari a realtà sportive non competitive che possono ancora riutilizzarli, pensiamo ad esempio ad alcuni oratori o ad associazioni che organizzano centri estivi, o a centri ludici dove si pratica il paintball, ma nella maggior parte dei casi il loro smaltimento non è facile.
Come sono strutturati i campi sportivi in erba sintetica
Per comprendere questa difficoltà cerchiamo di capire come sono strutturati: sappiamo che variano a seconda dell’uso ma sicuramente sono tutti costruiti per strati; in superfice c’è un’erba sintetica fatta con un filamento di polietilene antiabrasivo al di sotto del quale c’è un intaso che ha la funzione di stabilizzare questa erba per renderla adatta all’attività sportiva. Questi strati sono fatti di granuli di gomma SBR (che sta per stirene-butadiene) e sabbia. Sotto poi c’è uno strato scuro fatto di gomma, che separa l’intaso dalla parte cosiddetta “drenante”, lo strato più profondo e che serve a far defluire l’acqua.
Come dicevamo, sia la parte di gomma dell’intaso che lo strato di gomma sottostante possono essere fatti con i PFU riciclati: gli pneumatici fuori uso (PFU) sono per definizione “gli pneumatici, rimossi dal loro impiego a qualunque punto della loro vita, dei quali il detentore si disfi, abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi e che non sono fatti oggetto di ricostruzione o di successivo riutilizzo”. In Italia è previsto un Sistema di Gestione che copre l’intero ciclo di vita degli pneumatici, dall’entrata in commercio al definitivo recupero di materie prime seconde. I soggetti incaricati prelevano gli PFU e si occupano delle operazioni di deposito, separazione e stoccaggio temporaneo, oltre che del trasporto degli pneumatici alle aziende di trattamento, dove il 100% di essi è avviato al recupero di materia. Grazie al Sistema, per ogni penumatico immesso sul mercato su un veicolo nuovo si ha la garanzia che un PFU viene avviato al riuso o al recupero di materia: sulla Gazzetta Ufficiale n. 93 dell’8 aprile 2020 è stato pubblicato il Decreto del Ministero dell’Ambiente del 19 novembre 2019; questo decreto disciplina appunto i tempi e le modalità attuative dell’obbligo dei produttori o degli importatori di pneumatici di provvedere, singolarmente o in forma associata, alla gestione di quantitativi di pneumatici fuori uso (PFU) pari a quelli degli pneumatici dai medesimi immessi sul mercato e destinati alla vendita sul territorio nazionale.
Per il riciclo di materia il PFU viene avviato in appositi impianti che attraverso una macinazione meccanica a temperatura ambiente lo riducono in frammenti sempre più piccoli, fino ad arrivare alla separazione delle tre componenti del pneumatico: gomma, acciaio e fibra tessile.
Rimuovere il vecchio campo sintetico
Il problema nasce però con il tempo, quando viene il momento di rimuovere il vecchio campo sintetico che non usiamo più: un manto sintetico, può durare otto, dieci o pochi anni in più, poiché le usure provocate da calpestio e dagli agenti atmosferici comportano una degradazione costante. Rimuoverlo è abbastanza facile, in genere il manto viene tagliato a strisce di pochi metri di larghezza e poi staccato dalla pavimentazione; una volta inciso il tappeto, viene riavvolto su se stesso. Possono realizzare questo servizio società specializzate come Serveco che grazie alla loro esperienza lavorativa in campo ambientale, al personale qualificato e abilitato anche al trasporto di merci pericolose sottoposte a normativa ADR sono in grado di fornire servizi di micro-raccolta presso piccole attività artigianali, commerciali o sportive con l’ausilio di automezzi specializzati. I rotoli dei campi dismessi, vengono poi caricati sui mezzi di trasporto mediante l’ausilio di carrelli elevatori o gru idrauliche e destinati agli impianti di smaltimento.
Il turf recycling
Purtroppo le tecnologie per riciclare i materiali di cui sono fatti i manti sintetici sono ancora poco sviluppate. Molti imprenditori europei si stanno già impegnando in quella che appare oggi una vera sfida, non solo smaltire i campi dismessi – nella maggior parte dei casi, lo smaltimento di questo tappeto erboso significa incenerimento o messa in discarica – ma puntare al loro riciclo, il cosiddetto “turf recycling”. Per poterlo realizzare, si tratta di progettare e costruire macchine in grado di dividere il filamento d’erba sintetica dall’intaso, e successivamente separare la sabbia dai granuli di gomma. Un riuso sarebbe possibile nel campo dell’edilizia. Il materiale grezzo ottenuto, sabbia, gomma e fibra di plastica, potrebbe quindi essere rivenduto o utilizzato in nuovi cicli di produzione, anche per l’installazione di nuovi campi in erba sintetica.
Un campo di calcio a 11 mediamente copre 7.000 metri quadri, pesa 220-240 tonnellate, distribuite su 60% di sabbia, 30% granulato di gomma, 5% di sostegno e 5% di fibre di tappeto erboso. Il problema arriva dopo: separare i fili d’erba dall’intaso, e poi i granuli di gomma da quelli di sabbia, è complicato e costoso; in particolare, mentre la sabbia pulita e separata e il granulato di gomma possono facilmente tornare nei nuovi campi in erba sintetica come riempimento, trasformare la fibra di plastica riciclata in un nuovo filato, che potrebbe essere utilizzato nella produzione di manto erboso sintetico è un compito più impegnativo. Si calcola, comunque, che una volta perfezionati i macchinari per la separazione dei materiali, il costo del riciclo potrebbe essere di almeno il 10% minore rispetto ai costi di smaltimento in discarica o incenerimento e il costo del materiale riciclato potrebbe essere di un 20% in meno rispetto al materiale vergine, pur continuando ad offrire le stesse proprietà del prodotto originario.
Mentre l’erba sintetica ha quindi sicuramente un impatto ambientale positivo rispetto all’erba naturale durante il suo ciclo di vita, perché non prevede, come dicevamo, alcuna irrigazione, nessun uso di fertilizzanti e nessun taglio, le sue forme di smaltimento possono rappresentare un problema significativo per l’ambiente: incenerire un tappeto erboso di medie dimensioni emette circa 113 tonnellate di CO2 e rilascia altre sostanze tossiche nell’ambiente e può accadere che discariche non controllate disperdano i rifiuti chimici nelle acque sotterranee.
Economia circolare e campi in erba sintetica
Eppure tante sono le possibilità e le opportunità economiche e commerciali che potrebbero nascere dalla circolarità di questo recupero: altre superfici sportive, tappetini in gomma, superfici equestri, shock pad, applicazioni stradali, ferroviarie, marine, dossi, dispositivi di controllo del traffico, traversine ferroviarie, cuscinetti di montaggio, ammortizzatori, respingenti marini, pavimentazioni industriali, barriere acustiche, piste per aerodromi, sotto-strati di moquette, isolamento e così via.
Un campo di calcio formato da prato sintetico e che si posi su materiali sintetici come la gomma di riciclo può diventare quindi un ottimo investimento per le squadre di calcio che desiderino dotarsi di una soluzione all’avanguardia e che gli permetta di ottenere un buon risparmio sulla manutenzione del campo e magari contare sulla futura possibilità di sostituirlo andando incontro ad un basso impatto ambientale.
Come riportato in questo articolo anche la FIFA attraverso il suo responsabile della sostenibilità ha ribadito questa necessità: “In quanto organizzazione mondiale, abbiamo il dovere di proteggere e limitare il nostro impatto sull’ambiente: dobbiamo dare il buon esempio e creare consapevolezza in tutta l’industria sportiva. Ecco perché stiamo studiando nuove tecniche di riciclo che escludano l’incenerimento dei terreni di gioco ormai esausti”. La FIFA non si è limitata alle parole, ma ha cercato di dare il buon esempio concretamente, riciclando i campi da calcio sintetici presenti nel proprio quartier generale a Zurigo.
Un sistema virtuoso che va nella direzione di quell’economia circolare che l’Unione Europea promuove come soluzione per uno sviluppo economico sostenibile per il futuro del pianeta.